Cercano famiglia d’appoggio

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«L’adozione di vicinanza» di ragazze con bambini piccoli.

In questa sezione riportiamo l’appello di giovani ragazze madri africane incinte o con bambini piccoli che cercano famiglie di appoggio che le aiutino nel loro percorso di integrazione e per costruire un futuro per loro e i propri bambini. 

In genere sono rifugiate con permessi di asilo che assicurano la massima protezione a chi è scappato da guerre, persecuzioni religiose o razziali o è vittima di violenza o di tratta.

Per motivi di privacy e di sicurezza non possiamo dare in questa sede i loro nomi, né raccontare le loro storie complicate e sempre molto dolorose. Possiamo solo dirvi che sono in genere ragazze di età compresa tra i 20 e i 25 anni, alcune anche minorenni, e che ciascuna di loro ha un figlio o una figlia entro i cinque anni. Dopo le sofferenze vissute, avrebbero bisogno di un po’ di pace e di serenità, obiettivi però difficilmente raggiungibili per la condizione che vivono, e per essere ragazze sole senza una famiglia e punti di riferimento in una terra straniera.

Chi ha figli, dopo anni di permanenza in comunità, ora è in uscita dalla struttura che l’ha  accolta o è già fuori e necessita di tutto per sopravvivere, per costruirsi un futuro dignitoso. Sono ragazze che conoscono poco la realtà che le circonda, hanno bisogno di consigli, di essere indirizzate, di un lavoro, di chi possa dare loro una mano mettendo a disposizione le proprie conoscenze e competenze, le relazioni di cui dispone. Per facilitare un percorso spesso molto difficile.

Si può intervenire come famiglia di appoggio o sostenerle in qualcuna delle necessità più importanti. Si può fare una sorta di «adozione di vicinanza». Non sono previsti interventi economici, ma se si vuole dare anche un piccolo sostegno in denaro lo si può fare direttamente a loro favore e si ha la certezza che va nella direzione giusta e nelle proporzioni in cui viene dato. E poi può anche esserci una relazione diretta, si può vedere da vicino i progressi e la crescita della persona che si sostiene.

Sappiamo bene, per averle vissute direttamente e osservando queste esperienze fatte da altri, che da questi rapporti nascono relazioni affettive importanti, che danno tanto non solo a chi riceve, ma anche, e forse soprattutto di più, a chi ha dato qualcosa di sé agli altri.

Chi fosse interessato a dare una mano a qualcuna di queste ragazze ci contatti. In sede riservata daremo le prime informazioni di cui avete bisogno e, se si vuole fare questa esperienza, possiamo organizzare, senza alcun impegno per nessuno, un incontro per farvi conoscere la ragazza e il suo bambino.

In foto: Lucia Mieli col marito Francesco hanno accolto in casa una giovane nigeriana incinta di otto mesi. L’hanno sostenuta sino al parto ed anche dopo. Da questo incontro è nato un legame di affetto e di amore molto forte.