Emigrazioni e morti in mare. Una vita umana non è negoziabile mai. Separare l’azione repressiva da quella del salvataggio

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di Giorgio Bisagna, avvocato.
Presidente dell’associazione Adduma, Avvocati dei diritti umani
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Il processo che vede imputato l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini per sequestro di persona, in quanto accusato di avere impedito lo sbarco di migranti soccorsi dalla nave Open Arms, impone anche una riflessione sulle attività a favore e contro i migranti, riflessione che metta sul tavolo i risultati delle politiche europee di contrasto all’immigrazione cosiddetta illegale, gestita attraverso l’Agenzia Europea Frontex, e, d’altra parte, i risultati delle politiche di soccorso e salvataggio umanitario intese in senso lato.
In un Mediterraneo monitorato giorno e notte, dalle varie strutture nazionali preposte contemporaneamente al soccorso dei naufraghi ed alla repressione dell’immigrazione “clandestina”, le migliaia di morti che annualmente rendono il Mare Nostrum un cimitero sono una tragedia evitabile. Una vergogna che mette a nudo la fallacità di un sistema che si illude di controllare un fenomeno, che ormai coinvolge quasi esclusivamente rifugiati politici o aspiranti tali, esasperando gli aspetti repressivi, individuando come soli e facili “colpevoli” i presunti “scafisti” e, glissando invece sulle gravi responsabilità degli stati dell’Unione che, nei fatti, con i controlli sempre più esasperati delle frontiere, impediscono qualunque possibilità di accesso legale alla massa di rifugiati che bussa incessantemente alle nostre porte.
Così, a fronte delle migliaia di profughi e rifugiati che affollano i campi della Giordania, ma anche di tanti paesi dell’Africa, l’Europa continua a chiudere le frontiere ed a far valere il peso militare dell’Agenzia Frontex.
Il processo in corso a Palermo a Salvini mette a nudo il corto circuito normativo che si determina tra le disposizioni sul soccorso e salvataggio in mare e le norme sulla repressione della migrazione illegale, dal momento che le medesime strutture sono  preposte sia ad affrontare le attività di soccorso sia quelle repressive, con il rischio di un difficile se non impossibile bilanciamento degli interessi in gioco.
Appare, quindi, prioritario scorporare i due aspetti, dividendo con precisione compiti e funzioni, escludendo funzioni repressive a chi è preposto in via prioritaria al soccorso e salvataggio, così come avviene in Italia per i sanitari che hanno il divieto di segnalare alle autorità di polizia lo straniero irregolare che si avvale delle loro cure.
L’Italia e l’Europa, in questi anni si sono concentrate quasi esclusivamente sugli aspetti repressivi del fenomeno migratorio “illegale”, senza un’attenta ponderazione su cause e  tipologia dei migranti (quelli che arrivano via mare sono nella quasi totalità richiedenti asilo in fuga da paesi teatro di guerre sanguinose o disastri ambientali) mentre ben poco si è fatto in tema di prevenzione e soprattutto “sul versante del soccorso e dell’assistenza di chi prova a violare la Fortezza Europa”.
Occorrerebbe, quindi, una migrazione legale con procedure di accesso semplificate e una verifica preliminare veloce sulle condizioni legittimanti la protezione internazionale, quantomeno nei paesi di transito, cosa che ridurrebbe di molto i passaggi sul Mediterraneo, ma non li escluderebbe del tutto; un sistema di reinsediamento, su tutto il territorio dell’Unione europea, dei profughi che giungono in un paese e che potrebbero poi in tempi brevi essere trasferiti in altri Stati europei, in modo da sostenere quelli più esposti geograficamente della sponda sud e, ancor più importante, per sottrarre i profughi alle maglie della criminalità e della tratta.
A livello europeo sarebbe opportuno avviare un ragionamento per l’istituzione di una Agenzia Europea, sulla falsariga della già esistente ECHO (*), che operi sia sui paesi di transito, per facilitare le pratiche di asilo già in loco, escludendo al contempo “l’esternalizzazione delle procedure di eleggibilità da parte dei paesi responsabili di evidenti e plurime violazioni dei diritti umani, sia coordinando, in maniera del tutto indipendente dagli organi repressivi, i soccorsi ed i salvataggi in mare, tutelando il diritto alla vita dei migranti e le varie procedure di eleggibilità, poiché “una vita umana non è un valore negoziabile, mai”.

(*) Echo – European Commission Humanitarian Aid & Civil Protection : Direzione Generale per gli Aiuti Umanitari e la Protezione Civile della Commissione europea. E’ una struttura responsabile dell’aiuto umanitario e delle operazioni di assistenza dell’Unione europea. Il suo compito principale è fornire assistenza alle vittime di catastrofi, contribuire a salvare e proteggere vite umane, ridurre le sofferenze e tutelare l’integrità e la dignità delle persone coinvolte. L’intervento di emergenza può comprendere la fornitura di tende, coperte e altri generi di prima necessità, quali cibo, medicinali, attrezzature mediche, sistemi di depurazione dell’acqua e combustibili. Finanzia inoltre squadre mediche, esperti in sminamento e fornisce sostegno nel campo dei trasporti e della logistica (fonte: DPC).

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