In foto Giorgio Bisagna, presidente di Adduma
Salvataggio dei migranti in mare, sbarco in un porto sicuro e richieste di asilo: quali le regole e i principi internazionali? A parlarne è Giorgio Bisagna, presidente di Adduma – Avvocati dei Diritti UMAni, organizzazione no profit di avvocati specializzati in diritti umani e diritto dell’immigrazione.
“Il Governo – dice Bisagna – ha decretato il divieto di sbarco nel porto sicuro dei migranti soccorsi dalle navi delle ONG. Al momento, ha autorizzato solo degli sbarchi selettivi di migranti in condizione di vulnerabilità, costringendo però la nave Humanity1 a tenere a bordo dell’imbarcazione 36 profughi. Al riguardo occorre precisare che le operazioni SaR, acronimo per Search and Rescue, si concludono solo quando la nave raggiunge il Place of safety (Pos), cioè il porto sicuro. Questo lo confermano tutte le procedure operative interne e, soprattutto, le convenzioni marittime internazionali. Impedire lo sbarco di alcune delle persone salvate, significa, apertamente, contraddire il diritto marittimo internazionale”.
“Invero l’attività di soccorso in mare è di valenza ogggettiva – prosegue il presidente di Adduma – prescinde cioè dalle condizioni soggettive quali sesso, età o condizioni di salute della persona soccorsa. Si soccorrono tutte le persone che sono, in mare, in situazione di distress, cioè di rischio imminente di vita. Un processo è in corso per questo a Palermo in quanto il Ministro dell’epoca, Matteo Salvini, impedì alla nave Open Arms di far sbarcare tutti i migranti soccorsi, nonostante un’ordinanza del TAR avesse sospeso il blocco navale. L’attuale Ministro ha inoltre proposto di individuare come “porto sicuro” quello della nazione cui appartiene la nave di bandiera, quindi fermo restando che i migranti rimasti, definiti “carico residuo”, dovranno restare a bordo e chiedere asilo politico allo stato di bandiera della nave. Tale proposta è marchianamente erronea perché confonde l’attività SaR con la richiesta d’asilo, due situazioni distinte sia giuridicamente che fattualmente”.
“L’attività di soccorso, lo ripetiamo, prescinde dalle condizioni soggettive delle persone salvate – aggiunge Bisagna – cioè non rilevano il sesso, l’età o la scelta o meno di chiedere protezione internazionale, ma soltanto lo stato di pericolo in cui la persona versa in mare aperto. Quindi deve essere salvata e fatta sbarcare quanto prima. La richiesta di asilo invece presuppone una condizione soggettiva di persecuzione che deve essere individualmente esaminata al fine di verificare se sussistano le condizioni previste dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati, e la competenza viene individuata, ai sensi dell’art. 7 della Legge 523/1992, dallo stato membro responsabile “del controllo dell’entrata dello straniero nel territorio degli stati membri” che pertanto, ovviamente, non può identificarsi con lo stato di bandiera della nave che soccorre”.
“Si tratta – spiega ancora il presidente di Adduma – di due fattispecie completamente diverse. Lo stato in cui la nave approda deve garantire lo sbarco dei migranti per consentire la conclusione dell’attività di soccorso e solo successivamente verificheà se tra loro ci siano persone che vogliano richiedere asilo e ne abbiano titolo o meno. Solo dopo lo sbarco. Impedire lo sbarco dei migranti, prescidendo sia dall’esigenza della certezza del porto sicuro che dell’esame di un’eventuale richiesta di asilo, può inoltre configurare un respingimento collettivo che, come tale, è vietato dall’art. 4 del protocollo n.4 alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU)”.
“In ultimo – conclude – un’osservazione sulla definizione dei migranti quale “carico residuale”. Qua dobbiamo prendere atto di un “salto di qualità” di questo governo, che non ha neppure il pudore del linguaggio. Negare dignità agli uomini, con termini simili, non è solo un’infelice espressione ma tradisce, inequivocabilmente, una visione dell’umanità del tutto disumana. La stessa che vuole impedire a uomini di buona volontà di salvare vite umane e lasciare così che il Mediterraneo, ogni anno che passa, diventi un cimitero sempre più esteso e terribile”.