Non si può assumere senza un permesso di soggiorno

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Di Giorgio Bisagna
Avvocato cassazionista

Capita, nella mia attività professionale, di sentirmi chiedere – per un cittadino straniero che è “irregolare”, ma per il quale ci sarebbe qualcuno disposto ad assumerlo con un contratto regolare – come si possa ottenere il permesso di soggiorno. Pensando che ciò si possa fare. Ma non è così.

In Italia vige, nel sistema delle norme dell’immigrazione, il principio generale per il quale può essere assunta solo la persona che ha già un permesso di soggiorno per lavoro, o che, comunque, le consenta di lavorare, e quindi è “regolare”, ovvero che è entrata legalmente in Italia con un visto di ingresso per lavoro.

Senza questi due requisiti alternativi, il datore di lavoro non potrà assumere legalmente il cittadino straniero.

D’altra parte, l’eventuale assunzione di un cittadino sfornito di permesso di soggiorno, o entrato senza un visto d’ingresso per lavoro o assimilabile, ma, per esempio, per motivi di turismo o affari o salute, non potrà chiedere un permesso di soggiorno per lavoro.

Chiedere, dunque, di “regolarizzare” un cittadino straniero con un contratto di lavoro non è possibile.

Espone, anzi, a rischi di natura penale il datore di lavoro, in quanto l’assunzione di un lavoratore straniero sprovvisto di permesso di soggiorno è un reato sanzionato dal Testo unico sull’Immigrazione.

Questo perché, è meglio chiarirlo, non esiste un meccanismo di “sanatoria” permanente dell’irregolarità.

In altri termini, se il migrante è irregolare, non ha cioè il permesso di soggiorno, non è data la possibilità di regolarizzarlo, e, quindi, fargli ottenere il permesso di soggiorno, che è il titolo che gli consente la permanenza legale nel territorio dello Stato, con l’eventuale assunzione.

Attenzione quindi a chi suggerisce questi “escamotage” che non servono a nulla e, anzi, sono estremamente pericolosi per il datore di lavoro e per il migrante.

Il migrante irregolare che, in buona fede, dovesse presentare una domanda di permesso di soggiorno per lavoro, adducendo l’avvenuta assunzione, si vedrebbe immediatamente colpito, come è successo spesso, da un decreto di espulsione dal territorio dello Stato.

Sarebbe anche peggio per il datore di lavoro, che verrebbe sottoposto ad indagini per il reato di assunzione di lavoratore irregolare e, a seconda dei casi, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reato questo, estremamente grave e sanzionato con pene detentive molto elevate.

Diverso è il caso in cui il Governo, come è accaduto ad esempio nel luglio del 2020, disponga una “sanatoria”, o meglio regolarizzazione dei rapporti di lavoro con migranti irregolari.

In questi casi, determinati in una finestra temporale ben specifica, con termini perentori di presentazione delle istanze, il lavoratore e il datore di lavoro hanno potuto, a certe condizioni, regolarizzare, le rispettive posizioni, quella del datore di lavoro “in nero” e, contestualmente quella del migrante irregolare, il quale, grazie all’ “emersione” del rapporto di lavoro ha potuto ottenere il permesso di soggiorno.

I termini per presentare questa domanda di emersione, però, sono scaduti da oltre due anni, e, quindi, oggi non è più possibile, ottenere un permesso di soggiorno se si è irregolari, ancorché vi sia la disponibilità di una assunzione.

Evitate, quindi, di pensare a percorsi “creativi”, perché l’esito può essere davvero inutile, se non del tutto dannoso per gli interessati.

Potrebbe, allora, sorgere questa domanda: è impossibile entrare in Italia per lavorare onestamente?

Ebbene, la legge prevede questa possibilità, ma solo attraverso il meccanismo dei “flussi migratori”. Ma di questo parleremo in altro articolo.

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